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Lingua e cultura estone a Roma Tre, concluso il corso online

Si è appena concluso con l’esame finale il corso di lingua e cultura estone tenutosi anche quest’anno all’Università Roma 3. Diciotto gli studenti, che solo due volte, in febbraio, hanno visto dal vivo la docente (e presidente dell’Associazione Italia Estonia) Ülle Toode, alla vigilia dell’inizio dell’epidemia di Covid19.




Il corso si è “trasferito” su una piattaforma di insegnamento a distanza e così si è completato il corso, una vera novità per tutti. L’esame è stato condotto per coppie e al termine gli stessi studenti hanno sintetizzato gli elementi apparsi loro più significativi tra i contenuti del corso.


Ringraziamo prof. Gianni Glinni per il suo intervento on-line sul "Hõbevalge" di Lennart Meri, il 17 marzo. .


Qui sono alcune note sull'Estonia scritte da Elisabetta Cascone, Rossella Albano, Anna Corsaro, Ilaria Dugo, Ilaria Grosso, Laura Vitone, Alessia Calacibetta, Sara Nykaza, Arianna Tahan, Francesca Del Rosso, Adriana Mirza, Joanna Ramos, Chiara Lupi, Valentina Logorano, Giulia Germoni, Francesca del Vescovo, Maria Grazia Cermignani e Gilda Cugini


L’Estonia, un paese dove antichità e modernità si incontrano e convivono:


Uno degli aspetti che colpisce della cultura estone è che si presenta perfettamente bilanciata tra le antiche tradizioni risalenti ai popoli baltico-germanici e una società moderna molto all’avanguardia che non lascia dietro nessuno. (...) In Estonia la religione non è un aspetto della vita particolarmente sentito: c’è una percentuale di cattolici e ortodossi ma la maggior parte delle persone è atea. Si conservano però le antiche tradizioni legate alla magia e ai riti dello Sciamanesimo.


Tale territorio è abitato dal popolo estone circa dal 10000 a.C. Le prime testimonianze in merito agli abitanti di queste terre ci giungono dal famoso storico Cornelio Tacito che, nel suo manoscritto “De origine et situ Germanorum” datato al I sec a.C., utilizzò per la prima volta il termine “Eesti” (col significato di “popolo dall’est”), riferendosi a una popolazione che viveva lungo le sponde del mar Baltico.


La storia e la cultura dell’Estonia affondano le loro radici in tempi molto antichi, le prime tracce di insediamenti umani risalgono infatti al IX secolo a.c. e sono collegate alla cultura Kunda, una comunità mesolitica di cacciatori-raccoglitori che si stabilirono intorno al fiume Pärnu.


Fin dall’antichità, i paesi baltici sono entrati in contatto con diverse culture grazie alla Via dell’ambra, che prese avvio durante l’età del Bronzo e lungo il cui itinerario avveniva il commercio di questa resina fossile che arrivava nel Mediterraneo e in particolare in Italia, Grecia ed Egitto. Abitata fin dall’antichità da tribù di ceppo finnico, l’Estonia è un Paese ricco di miti, l’esempio più classico è il Kalevipoeg, diventato poema epico estone per eccellenza e scritto tra il 1857 e il 1861 da Friedrich Reinhold Kreutzwald da una raccolta di canti in versi della tradizione estone. Il poema narra le avventure del figlio di Kalev, che secondo la credenza sarebbe tornato dagli inferi per donare all’Estonia la sua indipendenza. La metrica usata in Kalevipeog è chiamata “regivärss” ed è una metrica in ottenario che, con cadenza ripetitiva, ottiene un effetto emotivo quasi ipnotico. Questa metrica si ritrova spesso nei canti sciamanici. Mito e storia qui si incontrano: se quest’ultima è la narrazione dei fatti reali, il mito è una sorta di inconscio collettivo.


La storia estone è stata caratterizzata da alcune tappe fondamentali: Dichiarazione d'indipendenza del 24 febbraio 1918; L'occupazione sovietica del 1940; L'occupazione nazista nella II guerra mondiale (1941-1944); La rioccupazione sovietica e la perdita dell'indipendenza 1944 ed infine il ritorno all'indipendenza estone nel 1991.


Uno degli aspetti che colpisce della cultura estone è che si presenta perfettamente bilanciata tra le antiche tradizioni risalenti ai popoli baltico-germanici e una società moderna molto all’avanguardia che non lascia dietro nessuno.


In Estonia la religione non è un aspetto della vita particolarmente sentito: c’è una percentuale di cattolici e ortodossi ma la maggior parte delle persone è atea. Si conservano però le antiche tradizioni legate alla magia e ai riti dello Sciamanesimo.

Lo sciamanesimo insieme alla cultura pagana danno avvio ad un nuovo credo che si fonda sul contatto con la natura. Questa cultura affascina soprattutto le giovani generazioni in cerca di spiritualità.

Si tratta di una cultura che ha origini antichissime e riti ben ancorati, basti pensare ad esempio alla sauna, un posto considerato sacro per gli estoni, si dice infatti che già prima dell’arrivo della religione cristiana nel paese, le donne erano solite partorire proprio lì. Oltre ad essere, naturalmente, il posto più caldo grazie alla sua temperatura che varia dai 90° ai 100° gradi centigradi, rappresenta anche un modo per purificarsi.

Per gli estoni è un vero e proprio rito, un rito così importante da esser stato inserito anche nei patrimoni “immateriali” dell’Umanità.



I crateri di Kaali sono un gruppo di 9 crateri formati dalla caduta di un meteorite nelle vicinanze del villaggio di Kaali nell'isola di Saaremaa. Secondo alcuni, si sarebbe formato tra i 4000 e 7600 anni fa ed ebbe lo stesso effetto della Bomba di Hiroshima. Ivan Reinvald ha dimostrato le sue origini da impatto meteorico tra il 1928 e il 1937. Il lago Kaali (in lingua estone Kaali järv), uno di questi crateri, misura 110 metri di diametro. Il suo collegamento con la mitologia è affascinante. Infatti, il lago, anche oggi, è considerato sacro. Ci sono prove archeologiche che indicano che venivano eseguiti riti sacrificali intorno ad esso. Secondo il folklore estone, Kaali era il luogo in cui il sole andava a riposare. Il cratere si trova circondato da alberi che regalano all'ambiente un' atmosfera quasi magica. Oltre ad esso, ci sono otto crateri che sono il risultato di questo bombardamento.


Un altro elemento importante di questa cultura è il mito: i canti trasmessi in forma orale durante i secoli hanno permesso la creazione del famoso poema epico intitolato “Kalevipoeg”.

Kalevipoeg, Kristjan Raud (1865-1943)


Protagonista del Kalevipoeg di Kreutzwald è il mitico personaggio del figlio di Kalev che, secondo la credenza, un giorno sarebbe tornato dagli inferi per donare all'Estonia la sua indipendenza e quindi un'epoca di rinascita nazionale. Il poema fa capire quanto i miti siano importanti per la cultura ma anche per la storia di un paese. Secondo Jung i miti attingono all’inconscio collettivo comune a tutta l’umanità. Egli afferma che i miti non devono essere presi alla lettera ma non sono neanche fantasie, vanno analizzati nei loro simboli. Il mito dell’eroe in Kalevipoeg, infatti, rappresenta ancora oggi le diverse fasi fondamentali dell’esperienza umana.

Un altro elemento legato al risveglio nazionale di questo paese è il festival dei canti popolari estoni, organizzato per la prima volta nel 1869 con lo scopo di celebrare l'amore per l'antica tradizione popolare.


Il Jaanipäev è la più importante manifestazione estiva locale, i festeggiamenti iniziano la notte "magica" del 23 giugno, durante la quale gli abitanti si spostano nelle campagne tra balli, canti e falò alla ricerca del fiore mistico, la felce che secondo una leggenda porterà fortuna a chiunque la coglierà.


“Il senso di “parola” per uno estone è ancora molto importante, esso è legato alla tradizione, perché assume un valore definitivo che definisce una certa sacralità. Nella tradizione culturale estone, la parola nel momento in cui pronunciata, viene evocata. Per questo non si pronuncia mai la parola (per ex) lupo. Queste sono tutte credenze del folclore che ancora sono radicate nella mentalità e nella cultura degli estoni.


Altro elemento importante per la cultura estone è sicuramente quello che riguarda la musica. La tradizione del Festival della canzone estone (“Üldlaulupidu” in estone) cominciò all'alba del risveglio nazionale nel 1869. Si tratta di uno dei maggiori eventi di musica corale del mondo.


Per quanto riguarda l’aspetto culturale della musica è importante ricordare l’esistenza di una vera e propria festa nazionale che si celebra ogni cinque anni dal 1864: il Laulupidu, il festival della canzone estone. Unisce estoni di ogni età e strato sociale, dal pomeriggio sfilano a migliaia, organizzati in cori, indossando vestiti tradizionali, sventolando tricolori bianchi, neri e blu fino ad arrivare dopo oltre cinque chilometri al Lauluväljak, lo stadio della musica dove si festeggia l’evento. È impressionante l’incredibile compostezza in cui si svolge il tutto, la passione, il rispetto ed il pudore con cui gli estoni cantano le canzoni che hanno segnato la storia del loro Paese, canzoni di libertà, di riconoscimento.

Elisabetta Cascone: Si può dire, in conclusione, che in Estonia ce n’è per tutti: per chi ama la natura e lo spirito magico che c’è in essa o per chi invece preferisce la città e vorrebbe far sentire la sua voce e creare una propria attività. Esistono molte facce dell’Estonia e ognuna di essa convive in armonia e crea un perfetto bilanciamento tra ciò che è tradizione, cultura, folklore, storia e leggenda e ciò che invece ci proietta nel futuro e ci permette di migliorare la nostra vita. Un perfetto connubio tra tradizione ed innovazione.


Un discorso simile a quello del Kalevipoeg si può fare anche per l’Hõbevalge di Lennart Meri, scritto circa un secolo dopo rispetto al Kalevipoeg.


Meri (1929-2006) è stato uno scrittore, regista, documentarista e politico estone che fu fondamentale per la definitiva indipendenza dell’Estonia (1991). Durante la dominazione sovietica che seguì il 1945, infatti, si tentò di oscurare la tradizione estone e di cancellarla, imponendo la cultura del regime sovietico. Meri dunque, da grande uomo di cultura qual era, si impegnò nell’attività di “ridare vita” alla cultura e alla mitologia estone. Il suo Hõbevalge (pubblicato nel 1976) è il suo saggio più conosciuto e si propone di ricostruire la storia dell’Estonia e delle regioni del Mar Baltico.


Meri indaga tradizioni antichissime, che comprendono il viaggio di Pitea e la sua ricerca de “l’Ultima Thule”.

In Italia la traduzione di questo testo arrivò nel 2016 grazie a Daniele Monticelli e Gianni Glinni.


Le città medievali e la modernità avanzata sono i suoi punti di forza, infatti si proclama come “nazione digitale” e ha dichiarato l’accesso a internet tra i diritti umani. Un paese dove si respira contemporaneamente un’aria cosmopolita nelle grandi città come Tallinn e Tartu ma anche l’immensità della natura. ... L’Estonia è uno dei paesi meno densamente popolati d’Europa. Gran parte del territorio è coperto da foreste e paludi facilmente accessibili.

L'Estonia è anche diventata una mecca per il mondo tecnologico. Il paese con il più alto numero di startup, con la velocità media della banda larga più alta in assoluto e l’unico paese dove si insegna programmazione a scuola. Inoltre, qui tutti i servizi pubblici sono online.


L’Estonia è una vera e propria Digital Republic, in Estonia, tutto o quasi si sta digitalizzando: dalla burocrazia alla sanità all’istruzione al voto. Ad un livello tale da non avere eguali nel mondo. La spina dorsale di questo paese è la rete, si chiama X-Road ed è la piattaforma sviluppata dal governo che mette in comunicazione in maniera sicura vari server. Gli Estoni l’hanno creata perché pensano che l’accesso ad internet libero, senza censura, sia un diritto umano.


Ritengo ci sia ancora molto da scoprire, ma tutti dovremmo visitare i crateri di Kaali e leggere il Kalevipoeg almeno una volta nella vita.



Credo che antichità e modernità possano intersecarsi e ben convivere, in questa “giovane” Estonia, che è un esempio di libertà desiderata e conquistata con tale determinazione, da aver stabilito sin da subito le basi e i valori fondanti di questa nazione. Valori etici, e civili tra i quali: la parità tra i generi (anche la lingua estone non li distingue nella sua grammatica!), una libertà da dogmi soprattutto quelli religiosi (se solo pensiamo a quanto le religioni si arroghino il diritto di interferire sui diritti civili delle persone) e una particolare apertura alle idee nuove che possono emergere liberamente, senza paura di sbattere contro una struttura gerarchica rigida e frustrante che non accetta novità e che rimane ferma su vecchie posizioni e pregiudizi. E una cosa mi sembra ovvia, il progresso e non solo quello tecnologico, ma anche quello sociale e civile può farsi largo solo la’ dove le menti sono aperte e disposte a sperimentare, senza paure e sudditanze e dove è ben presente il ricordo della propria storia.

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