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La Bella Elena di Troia indossava l’ambra?

Di Gianni Glinni e Ülle Toode

Recentemente è stata pubblicata una sorprendente osservazione fatta da studiosi di vari paesi della lingua Balto Finnica, guidata dal ricercatore Kalju P., sul sito di Facebook Finno-Ugric Heritage, Culture, History and Languages (www.facebook.com/groups/1587573651536798).

La scoperta riguarda la collocazione della mitica città di Troia, già ridiscussa dagli storici grazie ai lavori di Felice Vinci, autore di “Omero nel Baltico”. Felice Vinci ipotizza che la vera Troia non era sul Mediterraneo ma nell'area Baltica localizzata in Finlandia.


La scoperta di Kalju P. colloca invece Troia sul confine di Estonia e Russia. Lui ha identificato su una mappa del 1938 un villaggio chiamato Vtroja che si trova non lontano dal lago Peipus (in russo lago Tshutskoje).

La coincidenza scoperta da Kalju P. è che questo villaggio di Vtroja si trova tra due corsi d´acqua che sono lo Skamja e il Söömoja. Questi due nomi di fiumi corrispondono a quelli dei due fiumi della Troia descritta nel “Iliade” di Omero, che sono lo Scamander e il Simoen.

Il sito FB Finno-Ugric Heritage, Culture, History and Languages ipotizza l’etimologia dell’omerico Simoen proveniente dal nome estone Söömoja, che significa “corso d’acqua che nutre” oppure potrebbe derivare dalla parola finnica “soo”, che significa palude, e in questo caso il nome del fiume sarebbe “corso d’acqua impaludato”.

Il nome omerico del fiume Scamander potrebbe provenire da Skamja, che secondo Kalju P. è riconducibile al significato di “fiume con molte rapide”, dallo svedese “skum”, tedesco “schaum e italiano “schiuma”. Esattamente il fiume di Narva oggi in Estonia.


Questa interessante ipotesi di Kalju P., che deve naturalmente essere studiata meglio e approfondita, si ricollega all'ipotesi dell'esistenza di popolazioni ben organizzate insediate nella area di Narva e del Lago Peipus in territorio estone sul confine russo.


E’ ben nota in archeologia l’importanza della cultura di Narva, collocata in questa zona tra il 5000 e 2000 AC. La produzione di ceramica chiamata di Narva testimonia una buona capacità tecnologica di produzione di questa popolazione.

Una curiosità poco nota riguardo un'antica città archeologica nel Nord Italia vicino a Rovigo, dove nel 1500 a.C. veniva lavorata ambra del Baltico, è che la lavorazione delle schegge di ambra viene chiamata lavorazione di Narva. Infatti, nei laboratori di archeologia sperimentale condotti da Mauro Cesaretto questa tecnica di lavorazione di Narva e stata con successo utilizzata per ottenere lo stesso tipo di scheggiatura che hanno ritrovato nell’ambra degli scavi archeologici in quella città.

Questo curioso collegamento ci riconduce alla via dell’ambra. Come Centro Studi sull’Estonia e il Baltico già dal 2012 iniziammo ad approfondire gli studi sulle vie dell’ambra che collegavano il Baltico con il Mar Caspio, il Mar Nero e il Mediterraneo.


Mar Caspio collegato con Mar Baltico?

Un grande aiuto ci e pervenuto dalla traduzione italiana di “Hõbevalge” dove l’autore estone Lennart Meri faceva notare una ricorrente immagine delle mappe geografiche in uso al tempo greci nel 600 AC, che raffigurava il Mar Caspio come un golfo del Mar Baltico.

Una mappa del I sec AC, Posidonio. Sarmatio (potrebbe essere Saaremaa) e collegato con Mar Caspio.


Secondo Lennart Meri questa era una informazione importantissima che evidenziava gli intensi collegamenti commerciali esistenti tra il Baltico e il Mediterraneo tra il 1500 AC e il periodo Greco-Romano.

Infatti, le mappe venivano create tramite le narrazioni fatte di commercianti, avventurieri e conquistatori. Quindi, una informazione relativa a traffici molto intensi che riguardavano ambra, pellicce e schiavi potrebbe avere indotto i geografi greci a credere che il Mar Caspio fosse collegato direttamente al Mar Baltico. In realtà lo era, perché quel territorio oggi in Russia, è attraversato da grandi fiumi navigabili come il Volga, che si ricollegavano proprio alla zona dove si trova il lago Peipus.


Troia sulla via dell’ambra?

Quindi la Vtroja individuata da Kalju P. si trovava al principio della via dell'Ambra, che collegava attraverso le vie fluviali il Baltico con le grandi civiltà orientali, che erano il mercato più importante per la vendita dell'ambra.

Secondo la tradizione latina, il popolo coinvolto nel commercio dell'ambra era il popolo degli Aesti.

La collocazione del popolo degli Aesti di cui parla Tacito nella sua opera “Germania” ca 98 AD non è


ben chiara. La cosa più probabile è che fosse una popolazione o civilizzazione diffusa su tutta la costa Baltica orientale dal Nord-Est della Polonia fino al Sud-Karelia dove oggi c'è San Pietroburgo. Ancora oggi la regione Polacca sotto Kaliningrad si chiama Estowie, che significa regione degli Esti. Secondo alcuni studiosi “aesti” significa il popolo che vive vicino all'acqua, mentre in alcune mappe Inglesi del 1700 il Baltico orientale era chiamato Sermondia, che potrebbe ricondurre al nome “Saaremaa” la più grande isola estone (terra dell'isola) dove fino alla conquista cristiana agli inizi del 1200 viveva una popolazione aggressiva definita come vikingi o pirati di Saaremaa, che controllava tutto il commercio dell’ambra e delle altre merci dal Baltico verso Oriente.

Una eco di questi pirati di Saaremaa la ritroviamo nel Gesta Danorum scritto da Saxo Gramaticus quando parla dell’incontro di Ermanarico con i quattro pirati:


“Igitur navigatione coepta, quatuor fratres genere Hellesponticos obvios pelago factos piraticae que admodum studiis assvetos maritima pugna attentare non distulit [Ermanarico]. Qua triduo gesta, sororem eorum cum medietate tributi, quo victos oneraverant, pactus praelium revocavit [Olrik (1931)]”


“Pertanto, Ermanarico iniziata la navigazione, incontrò in mare quattro fratelli di stirpe dall'Hellespontos che erano dediti alla ​​pirateria. Non esitò ad attaccarli, e dopo tre giorni di combattimento cessò la battaglia a patto di lasciare la sorella loro come garanzia insieme a metà dei tributi, cosa che i vinti onorarono”


Secondo lo studioso Brady (1943) Saxo Gramaticus si riferisce ad un gruppo etnico dell’area baltica, ed è risaputo che a Saaremaa viveva una popolazione dedita alla pirateria.

Seguendo ancora quanto scrive Tacito, gli Aesti che erano raccoglitori di ambra, parlavano una lingua diversa da tutte le altre. E questo dettaglio può essere una indicazione in più che si trattasse proprio di popoli di lingua Balto-finnica.


Helm, Elena e Ambra

L'antica parola Balto-finnica per chiamare l’ambra secondo Lennart Meri era “helm”. Questa stessa parola la usavano i popoli mesopotamici, che chiamavano l'ambra “uelme”. Infatti, secondo Uku Masing, un filosofo e linguista estone, esperto nelle lingue mesopotamiche, la parola baltofinnica “helmes” pronunciata “uelmes” veniva usata nella lingua accadica per chiamare l’ambra.

La prospettiva di collegare Troia con la via dell’ambra, già proposta nell’evento nel 2012 Luce dalle Terre dell’Ambra (www.beniculturali.it/comunicato/la-luce-dell-ambra-illumina-villa-giulia) al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, apre prospettive di ricerca molto interessanti.


Per esempio, tutte queste zone paludose dove vivevano gli Aesti erano soggette a grandi variazioni di livello dell’acqua che dipendeva dalle maree del Mar Baltico. Un fenomeno simile è stato descritto nell’Iliade riguardo al fiume Scamandro, come ha notato lo studioso Felice Vinci nel suo libro “Omero nel Baltico”.


Dove volano le gru?

Un'altra citazione che troviamo nell’Iliade e che ha generato molte differenti interpretazioni è quella riguardo alla migrazione delle gru che sorvolando in autunno l’Oceano con un sinistro stridio vanno a dare battaglia ai pigmei. Questa citazione collocata nel Mediterraneo non ha un significato chiaro, perché il Mediterraneo non era l’Oceano, come invece era considerato il Baltico o il Mare del Nord. E quello dei Pigmei era un popolo di piccola statura, che non ha nulla a che fare con il popolo dei pigmei che vivono nel centro dell’Africa. Collocato invece nel Baltico, esistevano di fatto popolazioni di origine uraliche e siberiane che corrispondono alla descrizione, perché erano di bassa statura e avevano usanza di raccogliere le uova delle gru. La stessa osservazione la troviamo anche nel libro “Hõbevalge” di Lennart Meri nel paragrafo “Dove vanno a finire gli uccelli?” (edizione italiana 2016, p 172).


Chi controlla la Via dell’Ambra?

Anche il quadro storico nel quale si verrebbe a collocare la guerra di Troia trova una nuova interpretazione molto intrigante. Infatti, potrebbe essere stata una guerra generata dal controllo della Via dell’Ambra.

Per concludere, una forte suggestione proviene dal nome di colei che ha causato la guerra nel mito Greco, Elena di Troia. Il nome Elena ha una radice che è uguale a quella “elmes” o “helmes” ossia ambra. Ed è affascinante immaginare che la trasfigurazione del nome “helmes”, che era una gemma preziosissima destinata al fascino femminile, possa essere proprio quella di Helena, ossia la più bella donna vissuta nella terra dei Greci. Elena di Troia diventa cosi un simbolo, quello del controllo della Via dell’Ambra.



Elena e Paride di Jacques-Louis David (olio su tela, 1788, Louvre, Parigi), wikipedia


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