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Estonia alla Biennale di Venezia con la mostra "Orchidelirium. Il gusto dell’abbondanza"

Kristina Norman e Bita Razavi, in stretto dialogo con la curatrice Corina L. Apostol, presenteranno “Orchidelirium. Il gusto dell’abbondanza”, una mostra che comprende installazioni, film, fotografie, archivio e performance, legando il passato al presente attraverso le lenti della botanica coloniale e delle sue ramificazioni socio-politiche. Gli artisti e la curatrice, sotto la guida e i consigli di Sadiah Boonstra e il contributo di una squadra di collaboratori creativi, realizzeranno un ambiente immersivo che include una trilogia di film di Norman e un intervento performativo sullo spazio di Razavi.


La mostra prende come spunto la storia dimenticata di Emilie Rosalie Saal, artista e viaggiatrice estone ottocentesca. Le sue opere artistiche incentrate sulla flora botanica tropicale combinate con la sua esperienza personale servono da illustrazione di una storia che intreccia autodeterminazione, esperienze coloniali, strutture neocoloniali, botanica, scienza ed arte. Il titolo della mostra riflette la mania per le orchidee che contagiò gli europei dell’Ottocento, Saal inclusa, alimentata da un’abbondanza di illustrazioni botaniche che cancellavano il contesto di origine facendosi


Emilie Saal, Bamboo Orchid, lithograph, c. 1910-1920. Courtesy of Corina L. Apostol


promotrici di una visione estrattivistica di paesaggi e popolazioni indigene. L’ossessione di collezionare orchidee tropicali che uniscono storie e geografie ha ispirato Apostol a ricercare gli aspetti simbolici, nonchè gli abusi di potere esercitati dagli adoratori di orchidee. Quali furono le conseguenze delle scelte di Saal per la popolazione e il paesaggio indigeni? Norman e Razavi riflettono sui propri retaggi culturali ed esperienze vissute, tentando allo stesso tempo di affrontare criticamente i discorsi coloniali e neocoloniali nell’Estonia di oggi.


I tre filmati di Norman, intitolati rispettivamente “Sfruttamento”, “Rifugio” e “Sete” esploreranno il palazzo di campagna come luogo privilegiato del transfer culturale tra le nobildonne tedesche del Baltico e le loro serve estoni attraverso la conoscenza dei fiori tropicali e la fascinazione che ne scaturisce; la gabbia come spazio liminale di trasformazione, diviso tra una prospettiva dall’interno e lo sguardo reificante dall’esterno; il vivaio di orchidee come sito che collega le paludi e l’industria di estrazione della torba estoni, l’importazione di orchidee tropicali e la circolazione del capitale e delle risorse naturali.

L’intervento spaziale di Razavi comincia all’esterno del padiglione, dove il pubblico inizialmente inconsapevole viene catturato in un sistema di categorizzazione. Rimettendo in scena divisioni di classe inscritte nell’architettura, Razavi spinge il pubblico a riflettere sulle nozioni di gerarchia e privilegio attraverso una performance. Razavi affronta cancellazioni storiche e narrative incomplete, utilizzando cambiamenti di luce in un'istallazione legata al sito e in una serie di luce e una serie di vetrine. Una scultura cinetica evoca il kratt, una creatura magica della mitologia estone schiava del suo creatore, e produce disegni botanici a comando di coloro che sono pronti ad accettarne le conseguenze.


Inoltre il pubblico scoprirà la ricerca che sta dietro al progetto, che Apostol ha condotto in collaborazione con Boonstra e gli artisti e che combina materiali provenienti da vari archivi in Estonia, Olanda e Indonesia, evidenziando i luoghi del passato e del presente coloniali. In collaborazione con il team artistico il coreografo e ballerino Eko Supriyanto proporrà una performance concepita specificamente per il sito della mostra. Anche la performance si domanda se il colonialismo sia davvero finito, esplorando le sue ripercussioni nella natura e sottolinenando lo sfruttamento che essa continua a subire in Indonesia anche in rapporto a questioni di genere e razza.


Emilie Saal and Andres Saal on their mansion veranda in Java, c 1910. Courtesy of the Estonian Literature Museum, Tartu.


“Orchidelirium” esamina l’esperienza storica della servitù della gleba in Estonia, da cui Saal proveniva, il ruolo di Saal nella storia coloniale olandese, e le esperienze dei popoli colonizzati dell’Indonesia, insieme alla trasformazione del paesaggio indigeno e all’impatto ecologico che tale trasformazione continua ad esercitare anche oggi. Immerso nella mostra, il pubblico avrà accesso a immaginari ecologici de-coloniali e alle ramificazioni socio-politiche di modi di essere, pensare ed agire coloniali e le incomprensioni che essi provocano.


Emilie Saal on horseback on Java island, stereo photograph by Andres Saal, c. 1910-1920. Courtesy of the Estonian Literature Museum.


A partire dal 1997 questa è la tredicesima partecipazione dell’Estonia all’Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia. Il Centro estone per l’arte contemporanea è il rappresentante ufficiale della mostra estone e le sue attività sono finanziate dal Ministero della cultura estone.


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Per informazioni sul Centro estone per l’arte contemporanea e la mostra estone del 2022 contattare: direttrice alla comunicazione del Padiglione estone, Kaarin Kivirähk: kaarin@cca.ee / +372 5394 7169 o consulente PR internazionale, Alexia Menikou: am@alexiamenikou.com / +44 (0) 7958 454 111


Kristina Norman Kristina Norman (1979) è un’artista e documentalista basata a Tallinn che esplora le traiettorie convergenti dell’identità nazionale, le politiche della memoria e lo spazio pubblico.

Bita Razavi Bita Razavi (1983) è un’artista multidisciplinare conosciuta soprattutto per la sua pratica autofinzionale incentrata su osservazioni e riflessioni su una varietà di situazioni quotidiane.


Corina L. Apostol Corina L. Apostol (1984) lavora come curatrice presso la Tallinn Art Hall, ed è la co-curatrice e coordinatrice del progetto collaborativo di ricerca basata sulla pratica “Oltre la materia – Il patrimonio culturale nell’epoca della realtà virtuale”.


Emilie Rosalie Saal

Emilie Rosalie Saal (1871–1954) nacque a Tartu, studiò arte a Pietrogrado (San Pietroburgo) per poi raggiungere suo marito a Giava, dove Emilie Rosalie Saal soggiornò dal 1899 al 1920.


Organizzatori e altri collaboratori:


Designer grafico: Laura Pappa

Architetti: Aet Ader e Arvi Anderson, b210

Direttore tecnico: Tõnu Narro con Mihkel Lember, Villem Säre, Aleksander Meresaar, Erik Liiv

Manager della produzione: Sten Ojavee, Centro estone per l’arte contemporanea

Direttrice alla comunicazione: Kaarin Kivirähk, Centro estone per l’arte contemporanea

Consulente PR internazionale: Alexia Menikou


Collaboratori e consulenti creativi del progetto: Kristaps Ancāns, Sadiah Boonstra, Linda Kaljundi, Maija Karhunen, David Kozma, Saku Kämäräinen and Pietu Pietiäinen (Post Theatre Collective), Märt-Matis Lill, Àngels Miralda, Meelis Muhu, Mari Mägi, Behzad Khosravi Noori, Erik Norkroos (Rühm Pluss Null), Tammo Sumera, Iris Oja, Cärol Ott, Tuuliki Peil, Ulrike Plath, Karolin Poska, Teresa Silva, Eko Supriyanto


Orchid typeface: Jungmyung Lee & Laura Pappa

Programmazione della pagina web: Eva Rank


Commissionato e prodotto dal Centro estone per l’arte contemporanea

Co-producenti: Tallinn Art Hall (Paul Aguraiuja), Rühm Pluss Null


Finanziato dal Ministero della cultura estone

Con il supporto di Cobalt Law Firm, Fondo estone per la cultura, Istituto del cinema estone, Post Theatre Collective, HIAP, Frame Contemporary Art Finland, Associazione degli artisti estoni, Accademia delle belle arti estone, DSV Transport and Logistics, Punch Drinks, Lincona


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